29 settembre 2011

DEBBIE ALLEN A GREY'S ANATOMY

Debbie Allen e Jesse Williams
Da Saranno Famosi a Grey's Anatomy il passo è lungo? In un certo senso sì, e non solo perché da un telefilm all'altro sono passati quasi trent'anni. La professoressa Lydia Grant di Fame, ballerina e coreografa di fama internazionale, in realtà ha sempre avuto a che fare con il mondo della tv, ma soprattutto nei panni della regista. Ha diretto, nel passato, puntate di serie che conosciamo bene, come Casa Keaton o Willy il principe di Bel Air, ma anche, in tempi più recenti, alcune puntate proprio di Grey's Anatomy, il medical drama strapopolare negli Usa e che ha una buona fetta di fans anche in Italia. Nell'ottava stagione, che vedremo nel 2011-2012, ha ottenuto anche un ruolo dall'altra parte della macchina da presa. Sarà la madre-chirurgo del dottor Jackson Avery, uno dei giovani dottorandi della clinica Seattle Grace. Lo ha annunciato lei stessa usando Twitter. Ecco il suo messaggio: "Adoro essere la madre di Jesse Williams (l'attore che interpreta Jackson Avery) in Grey's. Mi piace farmi truccare e farmi mettere le ciglia finte. E tutti e due ci stiamo divertendo un sacco a fare la parte di madre e figlio". E, per ora, non saprete altro. Gli spoiler sono vietatissimi...

28 settembre 2011

GLEE, PER VERI OTTANTOLOGISTI


Stasera, praticamente fra poco, torna Glee in tv. Sono gli episodi inediti della terza stagione, e saranno in onda oggi, e tutti i mercoledì, su Fox, canale 111 per gli abbonati al bouquet satellitare di Sky. Sul satellite, del resto, è stato un grande successo, non bissato su Italia 1 anche perché lo hanno fatto rimbalzare qua e là nel palinsesto.
State per dire "ecchecc'entra"? O anche "ecchissenefrega"? Pensando che quello è un telefilm nato nel 2009 e ambientato negli stessi anni, che con il nostro decennio del cuore non ha nulla a che vedere. Vero. Almeno formalmente è così. Ma Glee è un tipo di telefilm che viene da lontano: c'è una scuola, c'è musica e si balla un sacco, e i protagonisti sono insegnanti e studenti. Vi ricorda qualcosa? Tipo Saranno Famosi? Ecco, la prima buona ragione per guardarlo. La seconda sta nella musica. Il talento sconfinato di chi sceglie e arrangia le canzoni che punteggiano la sceneggiatura si accompagna al talento altrettanto debordante di chi le interpreta. Ovvero giovani attori, ma anche cantanti e ballerini, che fanno impallidire di vergogna i migliori frutti acerbi dei talent show di casa nostra. E spesso, per comporre le playlist, si pesca a piene mani proprio dagli anni Ottanta. Don't stop believin' per esempio è la "canzone a tema" della serie, quella che era Fame per Saranno Famosi. Beh, arriva dal 1981 e gli interpreti originari erano i Journey.
Poi ci sono altri motivi, non esattamente ottantologisti, per gustarsi Glee sera dopo sera. Ma non voglio annoiarvi. Voglio solo ingolosirvi, con questa. Che nel 1984 ci dava la carica, con le chitarre e lo stile rock dei Van Halen. Sapete una cosa? Sa il fatto suo anche cantata dal coro di un liceo...



25 settembre 2011

LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (26 settembre-2 ottobre)

Gloria Guida e Alvaro Vitali in La liceale seduce i professori

Abbiamo magnificato Italia 1 per due settimane. Ma stavolta devono partire le bacchettate sulle dita. Il pomeriggio perfetto "da femmine" con il seguito di Mila e Shiro, seguito dall'ennesima (ma apprezzatissima) replica di Lady Oscar è durato una settimana sola. Da lunedì 26 settembre cambia tutto, con due puntate di fila di Mila e Shiro alle 17,30 e alle 17,55. Cambia qualcosa anche la mattina dove, sullo slancio del film in 3D, tornano anche i Puffi, alle 7, seguiti da Heidi, già in onda da una quindicina di giorni. Perdoniamo almeno un po' Italia 1 per la nottata a tema tra sabato 1 e domenica 2: l'hanno chiamata "maratona notte prima degli esami", ma chi pensa a Venditti o ai film più recenti sbaglia mira. Di liceo si parla, ma di quelli con minigonne, giarrettiere e scollature delle commedie sexy all'italiana. Si comincia alle 2,15 con La liceale nella classe dei ripetenti (con Alvaro Vitali, Lino Banfi e Gloria Guida nel ruolo della bellezza seminuda di turno) e si continua alle 3,30 con La liceale seduce i professori, sempre con Lino Banfi e Gloria Guida. Se invece amate la tv appena svegli e non vi piacciono i cartoni, passate da Rete4: alle 7,30 dal lunedì al venerdì ci sono Starsky e Hutch.
Ci sono buone notizie invece per i fans dei Robinson: oltre alle repliche su K2 ogni sera dalle 22,10 circa, si sono aggiunte quelle su CanalOne alle 19, sempre dal lunedì al venerdì, sul canale 38 del digitale terrestre. Chiudiamo con la consueta panoramica sui canali satellitari dedicati a noi nostalgici: su FoxRetro (canale 132) Love Boat è alle dal lunedì al venerdì alle 11 e alle 16 e Happy Days (a proposito, buon compleanno a Anson Williams-Potsie, 62 anni compiuti oggi) è alle 14 e alle 20. Su Man-Ga tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì invece alle 18,10 c'è Sampei, il pescatore. Così potrete tornare a domandarvi come possa essere venuto in mente, ai creativi giapponesi, di inventarsi una serie sulla pesca...

23 settembre 2011

LA LISTA OUTING (DEGLI ANNI OTTANTA)


Oggi ha fatto un sacco di rumore la lista di dieci politici annunciata da giorni e pubblicata da un blog anonimo, lista che comprende, secondo chi l'ha resa pubblica, i nomi di uomini di potere noti per posizioni non tenere nei confronti delle coppie gay e, nonostante questo, segretamente omosessuali. La nostra lista invece non svela segreti. Vuole solo essere un tributo a personaggi dei nostri anni (gli anni, ricordiamolo, dell'epidemia dell'Aids che sembrava ancora una “esclusiva” di gay e tossicodipendenti) che hanno scelto di vivere alla luce del sole la loro natura. Non sempre con conseguenze piacevoli.

Elton John. L'uomo da 350 milioni di dischi (tra cui Candle in the wind riscritta per l'amica Lady Diana, pare il singolo più venduto di sempre) e da 500 milioni di persone ad ascoltarlo live a New York, a Central Park nel 1980, ha fatto il suo coming out nel lontanissimo 1973. Questo non gli ha impedito di essere nominato Sir dalla Regina Elisabetta, né di diventare legalmente padre di Zachary nel 2010, venuto al mondo proprio a Natale da una madre surrogata, e di crescerlo insieme al compagno David Furnish. Anche da questo si intuisce che non è italiano...

Freddie Mercury. Un anno dopo, era il 1974, fu un'intervista alla rivista NME ad alzare il velo sull'orientamento sessuale del cantante dei Queen. “Sono gay come un narciso, mio caro” disse Freddie al giornalista. Per la comunità omosessuale anni Ottanta fu anche un icona di stile, con il look con baffi e capello rasato.


Boy George. Il look en travesti, a base di colori e trucco vistoso, fu un suo segno distintivo, quando singoli come Church of the poison mind, Do you really want to hurt me o Karma Chamaleon si contendevano la numero uno nelle classifiche di vendita. A un concerto ha svelato che, da adolescente, fu David Bowie con la sua dichiarazione di bisessualità a dargli il coraggio di vivere senza angosce la sua natura.

Jimmy Somerville. Per lui e per i Bronski Beat, di cui è stato front man e voce inconfondibile, essere gay era un manifesto. Il loro unico album nella formazione originaria s'intitolava The age of consent, ovvero l'età in cui è consentito dalla legge inglese avere rapporti omosessuali, all'epoca 21 anni, un limite più alto di quello per i rapporti eterosessuali. Epici i suoi duetti con un altro cantante gay, Marc Almond.

George Michael. Nei “nostri” anni Ottanta lui era l'eroe delle ragazzine, un sex symbol dei più presenti sui poster delle stanze delle teen agers. Il suo non è stato un vero e proprio coming out: la sua omosessualità venne alla luce quando fu arrestato a Beverly Hills nel 1998 da un poliziotto in borghese con cui il cantante degli Wham! aveva tentato un approccio sessuale in un bagno pubblico. Poco dopo, nel video di Outside, prese in giro l'episodio. Quella clip fu definita il suo vero coming out.

Samantha Fox. A proposito di poster in cameretta, i seni più ammirati e desiderati dagli ormoni adolescenziali a metà degli anni Ottanta, appartengono a una cantante che, anni dopo, ha smesso di nascondere la sua omosessualità nel 2003, in un'intervista in cui dichiarò l'amore per la sua manager Myra Stratton: «La gente dice che sono gay. Io non so che cosa sono. Ma so che amo perdutamente Myra».

Martina Navratilova. Lei forte, decisa e muscolosa contro Chris Evert, raffinata, cesellatrice e talentuosa: per anni il tennis femminile ha vissuto di questo dualismo. Ma mentre la Evert cambiava cognomi e mariti, la ceca trapiantata negli States (nove finali consecutive a Wimbledon tra il 1982 e il 1990) aveva fatto coming out nel 1981. Il caso legale tra lei e la compagna Judy Nelson, dopo la separazione, fu forse uno dei primi del genere ad avere risalto sui media.

Rupert Everett. Lui debuttò all'inizio degli anni Ottanta in un dramma a teatro in cui recitava un giovane gay in una scuola pubblica inglese negli anni Trenta. Era un sex symbol quando nel 1989 fece coming out, e non cessò di esserlo, se si pensa che Tiziano Sclavi, per disegnare Dylan Dog, gli ha praticamente fatto il ritratto. Ma se pensa alla sua vita profesisonale, Everett è pentito della sua uscita allo scoperto: «Il fatto è che non potevi essere, e ancora non puoi essere, un giovane attore omosessuale nel business americano, inglese o anche italiano. Se dovessi suggerire a un giovane attore che cosa fare adesso, gli direi di pensare alla carriera, e di pensarci bene prima di fare coming out».

Pete Burns. Torniamo alla musica? Lui era il front man dei Dead or Alive (“You spin me right round baby right round... “ ricordate?) e il suo look era davvero vistoso, puro stile queer. Non è meno vistoso ora, anche se nel 2007 è stato costretto a una battaglia legale contro il chirurgo plastico che gli aveva deturpato le labbra (e solo un ciclo di una decina di interventi in una clinica di Genova gli hanno “salvato la faccia”). A proposito di controversie, si è dichiarato apertamente gay nonostante una relazione di 25 anni con una donna.

Richard Chamberlain. Questa potrebbe anche essere una sorpresa per molti. Richard chi? Sì, lui. Il prete che induceva in tentazione nel leggendario serial Uccelli di Rovo (astenersi battutine, please). Ha fatto il suo coming out nel 2003. E di recente ha preso posizioni estreme sul tema: «Se ti dichiari gay non fai più l'attore» ha detto. Uno dei suoi ultimi lavori, ora che è alle soglie degli 80 anni? Il ruolo di un distinto ed elegante signore, nel telefilm Brothers and Sisters. Naturalmente, un signore gay...

22 settembre 2011

QUANDO LE SIGLE ERANO SIGLE...

Il capitano Stubing nella sigla di testa di Love Boat

Happy days: un minuto e 13 secondi. Love Boat: un minuto e 44 secondi. La famiglia Bradford: un minuto e 8 secondi. La casa nella prateria: 57 secondi. Chips: un minuto e 18 secondi. Mork e Mindy: un minuto e 21 secondi... No, non è che stiamo dando i numeri. È che da ieri un post di Blog Retrò ci ha fatto pensare alle sigle dei nostri amati telefilm. Lì (e su Yahoo!) c'era la classifica di quelle più amate di sempre. E Happy days ha vinto la medaglia d'oro, davanti a Casa Vianello che, per noi italiani, ha pur voluto dire qualcosa. Ma la domanda che ci siamo posti qui nella redazione di Ottantology (che, per l'occasione è su un paio di sedili di un treno regionale) è un'altra: ma quanto erano diverse le sigle di allora rispetto a quelle di adesso?
Innanzitutto erano più lunghe. La sequenza di numeri lì sopra è la durata delle introduzioni di alcuni dei telefilm più famosi. Tutte avevano musica, immagini evocative, titoli e infinite sequenze di starring e also starring. Quella di Love Boat sembrava un elenco telefonico: prima le guest stars, ovvero i passeggeri che si fidanzavano o si lasciavano o flirtavano con il dottore in quella puntata. Poi l'equipaggio, con in testa, appunto, la testa pelata del beneamato capitano Stubing. In mezzo, tra un personaggio e l'altro, sequenze di snervante lentezza della Pacific Princess in porto, della Pacific Princess nel golfo di Acapulco, della Pacific Princess che solca le onde verso l'infinito. E ancore, ancore, ancora ancore... E quanto era lunga la discesa da cui si scapicollavano le sorelline Ingalls nella loro prateria, in quella che era la sigla di coda? Già, perché allora c'erano anche le sigle di coda. E, volendo (e potendo: questione anche di diritti, immagino), la sigla la si faceva in italiano. Little Tony evocava il profumo di mare del "Laaaaav-boooooot". E vi ricordate, così su due piedi e senza Google, come si chiamava il cantante di Nano-nano? Sì, lo so che vi ricordate la sigla e anche le parole. Ma di Bruno d'Andrea, ora un riempi-pista nelle balere di tutta Italia, avevate memoria? In questo panorama, sembrava perfino breve la sigla di Saranno Famosi: un minuto appena. E che modernità, in quell'inserto parlato della professoressa Lydia Grant: "...è qui che si incomincia a pagare: col sudore...".
E adesso? Ridiamo i numeri. Csi: tra i 29 e i 39 secondi nelle varie edizioni, da Las Vegas a New York. Grey's anatomy: 25 secondi. Sex & the city: 43 secondi. Ally McBeal: 57 secondi (ma era atipica, con la canzone di Vonda Shepard quasi per intero). Glee, che pure è un telefilm basato sulla musica, non ha nemmeno una sigla vera e propria. E poi tutte, ma tutte, hanno un ritmo indiavolato: i fotogrammi cambiano ogni due-tre secondi, con sequenze e montaggi frenetici. Altro che le lentissime, pesantissime ancore di Love Boat...

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20 settembre 2011

GEORGE MICHAEL A VERONA: NOI C'ERAVAMO

I lettori di Ottantology si stanno piacevolmente abituando a essere viziati dalle recensioni musicali di Raffaele. Era a Milano per l'unica data italiana di Sade, in Belgio per un festival rock con gli indimenticati Simple Minds, e stavolta ha ascoltato per noi, colmo di speranze, il concerto di George Michael all'Arena di Verona, con la sua voce circondata dalla magia di un'orchestra sinfonica. Ma le sue speranze sono andate deluse. E ci spiega perché...



George Michael... Bublé
Per i poveri fans che non si erano informati in precedenza, l'imbarazzo iniziale è divenuto presto scoramento nel realizzare che il concerto di George Michael si sarebbe rivelato una versione extended dell'album Songs from the last century, non proprio il suo più amato...
Il Symphonica Tour ha diviso la folla accorsa in massa all'Arena di Verona per le due date previste. Sting ha sicuramente ispirato, con il suo tour Symphonicity, un'esperienza analoga al nostro George, ma il voler estremizzare la scaletta con una quantità di covers ingiustificata per qualità e quantità, non ha giovato ad un'iniziativa di per se lodevole.
Un repertorio come il suo non meritava di essere trascurato tanto. In particolare canzoni come Jesus to a Child e Careless Whisper, in un concerto del genere, non possono davvero mancare. Un gesto di coraggio poteva essere una versione sinfonica di I want your sex e non, la pur apprezzabile Russian Roulette di Rihanna...
L'esperimento di 41 orchestrali più la storica band aveva suscitato molte aspettative, ma la loro valorizzazione è stata (li abbiamo contati...) per 2 brani sui 26 in scaletta: Brother can you spare a dime e My baby just care for me. Il resto poteva tranquillamente riguardare una jazz band di 4-5 elementi.
Dopo Let her down easy, il non proprio memorabile brano di Terence Trent D'Arby, qualcuno ha tentato un gesto insano... Ma tant'è: la classe a volte impone gusti, che il popolino riscoprirà nel tempo...
Fin qui quello che non è andato. Cosa rimane? La voce, immensa... la classe, immensa... ed un occasione bruciata per una presunzione che (al popolino) è sembrata immensa...
Raffaele

19 settembre 2011

SIMON E GARFUNKEL, TRENT'ANNI FA


Noi non c'eravamo. Non potevamo esserci. Gli ottantologisti medi erano bambini o poco più, il 19 settembre 1981. E New York era esotica e lontana quanto Topolinia o Paperopoli. Però quel vinile, o quella cassettina, ci è finita in mano che gli anni Ottanta non erano ancora finiti. Di sicuro. E di sicuro l'abbiamo consumata. Percependo anche da lontano il boato di una folla immensa (500mila persone, dicono), e l'emozione di una musica dolce come la chitarra acustica. E ancora adesso ci basta sentire il boato e le mani di Paul partire con questo riff, questo qui, per capire che quella è Mrs Robinson. E quello è Live in Central Park, sul palco (Paul) Simon e (Art) Garfunkel. È stato forse il più incredibile concerto della storia di New York, e tra i più emozionanti della storia della musica. Era il 19 settembre 1981. Trent'anni esatti fa. E a me è venuta una gran voglia di cercare la cassettina. E di riascoltarlo tutto...

18 settembre 2011

LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (19-25 settembre)


Ve lo assicuriamo, Italia 1 non ci paga per la pubblicità (magari lo facesse...). Il fatto è che il nostro canale preferito degli anni Ottanta, quando la scelta televisiva non era ricca come adesso, fa di tutto per farci venire i lucciconi di nostalgia. Cominciamo dal piatto forte: da lunedì 19 alle 18, torna in replica Lady Oscar. Il titolo è quello modificato in tempi recenti in Una spada per Lady Oscar. Ma la serie è proprio lei, la stessa dei nostri ricordi, fatta salva la sigla di Cristina D'Avena al posto di quella dei Cavalieri del Re (su, canticchiate con me: "Graande feesta alla coorte di Fraancia...") e alcuni tagli, frutto della mania di censura italica verso i cartoons giapponesi. In abbinamento al seguito di Mila e Shiro, che va in onda alle 17,30 tutti i giorni dal lunedì al venerdì, ecco servito un perfetto pomeriggio "da femmine". A proposito di sequenze di cartoons, alle 7,30, sempre su Italia 1, prosegue Heidi. E alle 8 spazio a Tin Tin, l'investigatore che viene dal Belgio con il suo cagnolino, che noi dalla memoria lunga ricordiamo fin dagli anni Settanta.
Detto dell'appuntamento quotidiano con i Robinson, alle 22,15 circa ogni sera su K2 (canale 41 del digitale terrestre), per gli abbonati alla tv satellitare attenzione ai film. Per esempio Acqua e Sapone, di e con Carlo Verdone, sarà in onda alle 13,30 di mercoledì 21 su Sky Cinema Comedy (canale 310). Giovedì 22 in prima serata, alle 21, Mgm (canale 320) proporrà Innamorarsi, con i mostri sacri Robert De Niro e Meryl Streep.
Quanto al nostro canale-feticcio Fox Retro, segnaliamo la fascia preserale: alle 18,30 c'è Mary Tyler Moore, alle 19 Tre Cuori in Affitto, con il mai abbastanza compianto John Ritter. E su Man-Ga (canale 349) tutti pronti alle 17,10 per le repliche di Ken il Guerriero. Fareste meglio a non perdervi, o lui vi toccherà con un polpastrello in un punto vitale...

16 settembre 2011

KATY PERRY VERSIONE PUFFETTA


Ok, Katy Perry non c'entra un emerito tubo con gli anni Ottanta, se non perché ci è nata, nel 1984. Ma Puffetta sì che è roba nostra, santi numi. Le due si sono viste insieme, sul red carpet (ma la bionda con la pelle blu era anche sul vestito), a luglio, alla prima americana del film dei Puffi in 3D (da oggi anche nelle sale italiane).
La cantante ha scelto a dir poco un abbigliamento a tema, cavalcando quella che, negli States, sembra essere una vera Puffi-mania. La domanda è questa: e se anche in Italia, dove le cose succedono sempre un po' più tardi che oltreoceano, un'immensa ondata di ometti (e signorine) blu soppiantasse la moda dell'onnipresente Hello Kitty? Che, detto per inciso, è stata creata nel 1974. E quindi non è roba nostra. Noi, al massimo, avevamo Holly Hobbie...

Ps: e se volete partecipare a un referendum, passate da Luca di Blog Retrò e rispondete alla seguente domanda: meglio i Puffi o gli Snorky?

15 settembre 2011

EH SI', STIAMO SCRIVENDO UN LIBRO...

Non è ancora autunno ma vorreste che fosse già primavera, neh?!? Perché? Ma perchè il 21 marzo 2012 esce Correva l'anno della Girella di Elisabetta "Betta" De Biasio e Giampiero "Canna" Canneddu. Sì sì, è un libro (e i frequentatori più attenti di questa pagina forse lo sapevano già). Anzi, è il nostro libro, di noi che, nel frattempo, cerchiamo di riempire anche questo blog e la nostra pagina Facebook. L'obiettivo? Ripercorrere in maniera scanzonata e ironica gli anni Ottanta attraverso ricordi, aneddoti e il punto di vista tutt'altro che imparziale e obiettivo di due reduci di quel decennio.
Che altro aggiungere? Vi terremo aggiornati. E, sicuramente, avremo bisogno del vostro aiuto. Magari già la settimana prossima...

11 settembre 2011

LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (12-19 settembre)

Mila, nel seguito del cartone in onda da oggi su Italia 1

Oggi torniamo con l'appuntamento con la guida tv di Ottantology, che abbiamo interrotto settimane fa. Ma succedono cose, in questa settimana televisiva, che ci faranno venire voglia di metterci davanti allo schermo. E di buttare il telecomando. Cominciamo da Italia 1? Naturalmente, e non solo perché da lunedì 12, alle 7,30, tornano le repliche di Heidi. Quello con la pastorella svizzera sarà un appuntamento quotidiano per qualche settimana, e con lei dovrebbe tornare anche la sigla di Elisabetta Viviani: a Mediaset non hanno mai avuto il coraggio di sostituirla con un brano di Cristina D'Avena.
Il bello è nel pomeriggio: alle 17,25 di lunedì esordisce in tv Mila e Shiro, il sogno continua. Come sarebbe esordisce? Sì, perché è la nuova serie, seguito di quella del 1984 (arrivata in Italia nel 1986), trasmessa in Giappone nel 2008, in concomitanza con le Olimpiadi di Pechino. Ma la protagonista è sempre lei, Mila Azuki. E se non bastasse come amarcord, alle 17,55 ci sono le avventure di Lupin III. Restando nel mondo dei cartoons, su Boing (canale 40 del digitale terrestre) ogni mattina ci sono i Puffi, quelli vecchi e non quelli 3D che arrivano venerdì al cinema.
Se siete abbonati Sky, il canale che fa per voi (e per noi) naturalmente è Fox Retro. In una settimana con Love Boat, Hazzard, La famiglia Bradford, Mary Tyler Moore, i Jefferson eccetera eccetera, spicca il giovedì sera dedicato, dalle 21, al Tenente Colombo. Invece su Man-Ga (canale 149), spicca alle 18 Sampei e alle 21,30 L'uomo tigre. Per gli appassionati di film, martedì alle 19,05 su Cult (canale 319) c'è Hamburger Hill, uno dei più crudi dei film anni Ottanta dedicati al Vietnam.
Più che vintage, invece, è un revival l'appuntamento delle 20,45 di mercoledì su Sky Sport: il Napoli torna in Champions League, da cui mancava dal 1990, per sfidare il Manchester City. In bocca al lupo, azzurri...

07 settembre 2011

LA SPESA DI OTTANTOLOGY

Ovvero tutto quello che arriva dagli anni Ottanta e che potete ancora trovare sugli scaffali dei supermercati. Ispirato da questo splendido post nostalgico del blog culinario Dissapore, ho fatto un giro al supermarket, fotocamera dello smartphone alla mano (una cosa, per dire, che negli anni Ottanta non c'era...) e ho scattato queste immagini.






















Raid. O meglio, "Rrrrraaaaaiiiddd...", come strillavano gli insetti-cartone animato della vecchia pubblicità. Quello spot finiva con una voce dura da film western, che sentenziava: "Li ammazza stecchiti". Nelle sere afose d'estate, specie per noi nordici affacciati su pianure vista risaia, era un aiuto indispensabile. La boccetta spray è rimasta identica. Anche le zanzare, purtroppo.


La colla stick. Una volta c'era la Coccoina. Che sapeva di buono, ma notoriamente, incollava pochissimo. E poi il Vinavil. Che bagnava irrimediabilmente ogni collage di carta, ma era splendido da appiccicarsi sui palmi delle mani per fare i calchi delle impronte digitali e far spaventare le compagne impressionabili staccandolo come finta pelle. Così cominciammo a infilare nei nostri portapenne il Pritt, che per la carta sembrava perfetto. E la mamma cominciò ad aggiungere nella dispensa i tubetti di Uhu, che aveva quel nome tedesco e, nella pubblicità, attaccava tutto. Ma la vostra mamma ha mai provato a usare una teiera rotta e ricomposta con l'Uhu? No, speriamo...

Il formaggino Grünland. Per la verità, nello scaffale dei formaggini c'erano altri pezzi d'antiquariato (no, non per la data di scadenza...) come il Tigre o la Crema Bel Paese. Ma mi sono concentrato sul tubetto di formaggini tedeschi. Che arrivò prima sulle tivù private (era uno dei maggiori inserzionisti di Antenna 3 in Lombardia) e poi gli faceva da testimonial perfino Kalle Rummenigge, il calciatore della Germania e dell'Inter. MP&F, mica pizza & fichi (infatti non è né pizza né fichi, è formaggio fuso...). Il packaging è lo stesso, a cilindro anziché a fetta di torta come i rivali. E i colori sono sempre giallo, verde e rosso. Hanno solo, leggermente, riammodernato il logo.

La Vallé. Su, cantate con me: "Non tagliare, spaaaaalma...". Pensavo che la margarina fosse caduta nel dimenticatoio: c'è stata un'era in cui era sinonimo di leggerezza, al posto del vituperato e adiposo burro. Poi qualcuno spiegò che i grassi vegetali si appiccicano ai fianchi e non se ne vanno più via, peggio delle suocere sotto le feste. E dal packaging del nuovo millennio è scomparso perfino il nome "margarina". In compenso è ben spiegato che di grassi idrogenati (i grassi-suocera, in sintesi) non ce ne sono più, e il colesterolo è ridotto al minimo, proprio come allora. Anche il logo è rassicurantemente uguale.

La Girella. Lei è un'icona (tant'è che la infileremo nel titolo del nostro libro). E, come tutte le icone, vive e lotta insieme a noi. Così come il Golosastro e Toro Farcito, il primo a dieta forzata oggi come allora e il secondo strenuo difensore della merenda a spirale (raro caso, tra l'altro, in cui un indiano fotte i cowboys). C'è una sola differenza: non troverete più traccia del marchio "Motta" (che si diceva quasi Girellamotta tutto attaccato). Il marchio se l'è comprato la Bistefani. Quella di "chi sono io, babbo Natale?". Ma questa è un'altra storia...

I Grisbì. Golosoni di tutta Italia, tenete a bada l'acquolina: perché bisognerebbe erigere un monumento al tizio a cui, negli anni Ottanta, venne in mente di infilare una crema tipo nutella, ma più morbida, in un biscotto al cioccolato. E poco importa se potrebbe trattarsi di Calisto Tanzi, il signor Parmalat che la storia sta consegnando ai posteri per ragioni assai meno nobili. I Grisbì, ai nostri tempi, erano della Mister Day, la linea dolciaria della Parmalat, in risposta al Mulino Bianco della vicina Barilla. Oggi se li è presi la Vicenzi. E, se posso osare, che il Signore la benedica, la signora Matilde Vicenzi. (Come avrete intuito, dopo averli fotografati, questi li ho pure comprati).

I Bucaneve. Ecco, li vedo e mi viene la nostalgia istantanea: nostalgia del vecchio pacchetto a tubo che comprava la mia nonna (dopo aver comprato per anni anche la confezione maxi nella scatola di alluminio). Nostalgia del profumo di caffelatte che mi preparava per merenda. E nostalgia del mio ditino che si infilava nel buchino del biscotto per estrarlo e immergerlo nella tazza. Hanno fatto bene a scriverlo sulla busta edizione 2011: loro sono unici e inimitabili.

La Replay. Lasciato a malincuore il reparto dolci, nello scaffale della cancelleria ho fatto fatica a rintracciarla, tra penne di Hello Kitty e colle con i glitter. Ma ero sicuro di trovarla, la Replay, vero prodigio della ricerca per noi che abbiamo fatto le elementari a fine Settanta e le medie a inizio Ottanta. Il dilemma da studentello era aspro: che fare se sbagli a scrivere? Se tiri una riga e correggi, fa disordine e la maestra ti cazzia. Se usi la biro, provi con la metà blu della gomma, ma finisci per bucare il foglio del quaderno. Se usi la stilo, c'è la prodigiosa cancellina. Ma poi riscrivi sopra il solvente bagnato e il delicato serpentino d'inchiostro si trasforma in un pitone. Poi arrivò la Replay. Che se sbagli, si cancella e si riscrive sopra. Ne avrò consumate settecento.

I Caran d'Ache. Eccoli, i pastelli status symbol. Perché nelle nostre aule il grembiule nascondeva le griffes dell'abbigliamento (e le differenze di reddito) e tutti, figli d'industriali o di operai, avevano in tasca almeno cento lire per un pacchetto di figurine, e per il più democratico dei "celo, manca" all'intervallo. Ma se nella cartella avevi i Caran d'Ache eri uno che ce l'aveva fatta, come un paninaro con il Moncler fluo e la Burlington a rombi che sbuca dal risvolto dei jeans Emporio Armani. Che poi non ho mai capito la vera differenza, oltre a quella di prezzo, rispetto ai proletari Fila Giotto. Forse perché sono svizzeri?

Denim. La ragazza anni Ottanta aveva gusti raffinati e sospirava per Drakkar Noir. Ma a far pubblicità aggressiva ai profumi da uomo non ci si pensava granché. Tranne in questo caso. Che Denim, se lo ricordano anche i sampietrini del viale, era "per l'uomo che non deve chiedere mai". A proposito di chiedere, avrei una curiosità: ma non vorreste sapere che faccia ha il modello della confezione? E della pubblicità? Ed è sempre lo stesso? No, perché in tal caso avrebbe una certa età, ormai...






















Svelto. Anche la vostra mamma aveva un amico in cucina e il papà non si arrabbiava perché era "un amico di nome svelto"? Ecco, sappiate che quell'amico è ancora tra noi, è ancora verde ed è ancora tra i preferiti negli scaffali dei supermarket. Questione di carisma. Lo sa bene anche il suo vicino, Mastro Lindo...






















Perlana. Questo non è un prodotto. Questo è un tormentone. Uno dei più longevi e insopprimibili tormentoni, a dirla tutta. Perché la sento la vocina nella vostra testa, appena qualcuno nota un oggetto che vi appartiene e vi chiede: "È nuovo?". E la vocina impertinente: "No, lavato con Perlana". E chissenefrega se l'oggetto è un orologio o un paio di scarpe e il detersivo sarebbe meglio che non lo vedesse troppo da vicino. Ovviamente c'era un tormentone parallelo, almeno nei bagni dei ragazzi delle mie scuole medie, che aveva trasformato il detersivo in un detergente intimo. Tale "Perlano"...



















Misura. Quando la dieta cominciò a diventare una cosa seria e professionale, fu più difficile turlupinare noi consumatori con leggende metropolitane sui prodotti che-fanno-dimagrire (vedi margarina, o anche il tarantolato della vecchissima pubblicità dell'Olio Sasso, che saltabeccava per la casa ululando "La pancia non c'è piùùùùù..."). Ci voleva qualcosa di più professionale, per convincerci. E mentre comparivano i prodotti griffati Weight Watchers, vero colosso della dieta anni Ottanta, comparvero anche le linee dedicate al mangiare leggero. Come la Misura. Che, oggi come allora, sfoggia il suo logo nei supermarket con i caratteristici puntini rossi. I calciofili se lo ricorderanno quel marchio, anche come sponsor sulle maglie dell'Inter.

E voi? Avete qualche prodotto anni Ottanta che ancora comprate? O che fa capolino dagli scaffali del vostro supermarket di fiducia? Fotografatelo, segnalatelo, additatelo al pubblico: questo post non vede l'ora di avere un seguito, fatto anche da voi lettori...

05 settembre 2011

I ROBINSON, OGGI IN TV


Statistiche alla mano, non esiste un argomento nel blog di Ottantology che sia più cercato, letto e commentato dei Robinson. È il segno che papà Cliff e la sua famiglia (e i suoi maglioni...) sono rimasti nel cuore di molti. Beh, la buona notizia per questo "molti" è che oggi possiamo vedere facilmente le repliche della sit com, sul nostro digitale terrestre. Dove e quando? Ogni sera a partire dalle 22,15, su K2, canale 41. Vengono trasmesse in sequenza ben quattro puntate. CHe altro aggiungere? Beh, divertitevi...

Sullo stesso argomento leggi anche
I Robinson oggi #1
I Robinson oggi #2