14 ottobre 2011

IL "CHEECOTING" NEGLI ANNI OTTANTA





Il mondo va proprio alla rovescia, cari miei! Un esempio? Oggi lo chiamano “cheecoting” (parola dall'etimo incerto, forse un inglesismo o forse in qualche modo imparentata con lo spagnolo “chico”, per alludere ai ragazzini che si cimentano in questa “disciplina” nelle assolate spiagge di Acapulco), ci giocano gli adulti ed esistono addirittura un torneo italiano di biglie da spiaggia (giunto quest'anno alla settima edizione) e un campionato mondiale (che quest'anno è arrivato alla sua quarta edizione, riunendo a Rimini i migliori giocatori dei cinque continenti).
Trent'anni fa, invece, funzionava così: durante le vacanze, mentre la mamma era assorta a prendere il sole e il babbo nella lettura della Gazzetta, ci si ritrovava con sei o sette bambini, vicini di ombrellone, sulla battigia della spiaggia e si diceva banalmente «giochiamo a biglie?». Il passo successivo era scegliere un amichetto dotato di sederone bello “importante” nonché disposto a lasciarsi trascinare per le gambe fino a formare una pista grazie al solco (che doveva essere di sezione rotondeggiante) lasciato dal suo suddetto deretano.
Infine si estraevano le biglie. Ne esistevano di due tipi: quelle di vetro, con un motivo colorato all'interno (con vari disegni e di differenti dimensioni), belle esteticamente ma un po' troppo raffinate, tanto più che per la finalità risultavano troppo pesanti (andavano bene per giocarci a casa, a patto di stare ben attenti a non lanciarle inavvertitamente contro qualche soprammobile prezioso perché la biglia, se scagliata, diventava un proiettile e la mamma, se vedeva andare in frantumi il ninnolo, una iena!) e poi c'erano quelle di plastica con dentro le foto dei campioni di ciclismo come Moser, Saronni, LeMond, Gimondi, Bitossi...
Costavano una sciocchezza e le vendevano in sacchetti di plastica a rete (ma le si potevano trovare anche nei distributori automatici vicino alle cartolerie).
Quando dicono che un tempo ci si divertiva con poco, non hanno tutti i torti. Potevamo stare ore a gareggiare tra di noi con le biglie...mentre la mamma continuava a prendersi il sole tranquilla e il babbo a leggersi la sua Gazzetta.
Siamo stati i precursori del "cheecoting" e nemmeno lo sapevamo!

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