06 gennaio 2012

EDWIGE FENECH, SEXY PER... PESO

Edwige Fenech nel 1982 e nella fiction Rai del 2012

Essere un'icona sexy (e il sogno proibito di migliaia di ormoni ottantologisti) era un peso, per Edwige Fenech. L'attrice e produttrice cinematografica, che ora ha 63 anni e non li dimostra nemmeno un po', lo ha confessato in un'intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera. Il pretesto per raccontarsi a fondo lo ha dato il suo ritorno in tv, come attrice in una fiction Rai in cui interpreterà la zarina Caterina II di Russia (se siete curiosi, sarà in onda lunedì 9 e martedì 10 su Rai Uno: il titolo è La figlia del capitano).
Se si esclude un cameo in un film di Quentin Tarantino (che la idolatra) nel 2007, sembrava aver rinunciato al ruolo di attrice, per rintanarsi dietro le quinte, con ottimi successi: ha prodotto, tra le altre pellicole, Il mercante di Venezia con Al Pacino, per dire. «Non amo apparire» ha svelato alla giornalista Emilia Costantini. «Ho fatto tanto cinema eppure non mi sono mai sentita una diva». Nonostante una popolarità indiscussa, ma che per lei era un peso: «Certe battute mi facevano male dentro. Quando mi chiamavano "quel gran pezzo..." o "Giovannona coscialunga" avvampavo. I titoli non li sceglievo mica io, ma ne venivo come marchiata a fuoco e non era piacevole».
Eppure sembrava che la sua carriera di attrice non avesse altra scelta: «Quando rimasi incinta, mi fecero capire che non ci sarebbe stato avvenire né per me né per mio figlio». Il figlio Edwin, ora quarantenne, era nato giusto l'anno prima della sua prima, storica commedia sexy, Quel gran pezzo dell'Ubalda, tutta nuda tutta calda. «Avevo seri problemi» ha raccontato nell'intervista. «Ero una cosiddetta ragazza madre, dovevo portare avanti la famiglia mio figlio Edwin di cui sono orgogliosa. Ci sono film che non rifarei, ma è troppo facile dire oggi quello che non avrei dovuto fare allora».
E sarebbe facile, forse, arguire che, se proprio quei film erano un peso troppo grande, avrebbe potuto cercare un'altra via e un altro lavoro per mantenere la famiglia. Ma la carriera ha dato ragione a lei: «Mi hanno chiamato attori come Tognazzi e Sordi, ho lavorato con attrici  come Monica Vitti, che per me erano dei miti. Per non parlare del teatro, dove ho lavorato con autori come Giuseppe Patroni Griffi». E poi chi oserebbe fare un appunto a un mito della nostra adolescenza?

Ps: e il fisico impeccabile a dispetto dell'età? «Non sono rifatta» dice Edwige. «Non ho nulla contro la chirurgia plastica. Ma certo non mi piacciono gli abusi. Certe bocche a canotto o gli zigomi come palle da ping pong sono un orrore». Sottoscriviamo.

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