06 agosto 2012

1985, L'ESTATE DI MILAN KUNDERA

Quest'anno sui comodini o nelle borse da spiaggia, specie se si è donne, sembra che non si possa non avere un romanzo della serie delle 50 sfumature di un qualche colore, opere al confine dell'hard core che hanno elevato le conoscenze della popolazione italiana di sesso femminile su argomenti scabrosi come il bondage o il fist fucking. Cose, per capirsi tra maschietti, che un utente medio di YouPorn impara a distinguere nel menù categorie.
Ma il libro-tormentone estivo ce lo abbiamo avuto anche noi negli anni Ottanta. Il più celebre sembrava arrivare dalla lontana Cecoslovacchia, non ancora diventata Repubblica Ceca e non ancora liberatasi dalla cortina di ferro del Patto di Varsavia. La copertina era minimal, secondo lo stile della sua casa editrice, Adelphi, e il titolo lasciava scorgere profonde implicazioni filosofiche: L'insostenibile leggerezza dell'essere.

Milan Kundera ne era l'autore, sconosciuto ai più nonostante un passato burrascoso da dissidente del regime comunista che lo portò a riparare in Francia, dove tuttora vive e insegna. Il libro era ambientato nel 1968, ai tempi della Primavera di Praga, in cui le riforme chieste al regime finirono schiacciate sotto i cingoli dei carri armati. Leggerezza un corno, insomma.
Lo scoprì a sue spese chi, lasciandosi trascinare dall'onda, acquistò il libro. Sì, ma quale onda? La popolarità di quel romanzo da noialtri fu soprattutto colpa di Roberto D'Agostino, tutt'altro che un critico letterario. All'epoca, era il 1985, mister Dagospia era il lookologo dell'impeccabile e imperdibile salotto di Renzo Arbore, Quelli della notte. E il titolo del libro era uno dei due mantra-tormentone del suo personaggio, insieme all'edonismo reaganiano.
Come se non bastasse, Antonello Venditti infilò l'anno dopo una traccia intitolata Questa insostenibile leggerezza dell'essere nel suo Venditti e segreti, in cui prende bonariamente per i fondelli i primi radical chic del panorama contemporaneo, che leggono solo La Repubblica e non li solleva Milan Kundera. Probabilmente quel romanzo resta uno dei più citati in relazione al numero di effettivi lettori. E comunque nel 1989 ci ricavarono anche un film, con Daniel Day Lewis e Juliette Binoche. Ma l'onda, almeno in Italia, orma era passata.

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