10 settembre 2012

LE PIU' BELLE COVER DEGLI ANNI OTTANTA

Steven Tyler e i Run DMC nel video di Walk this way

Un sito web americano specializzato in nostalgia e ricordi, un Ottantology di oltreoceano insomma, ha tentato un'impresa difficile: stilare la classifica delle più belle cover degli anni Ottanta. Trattandosi di musica, ovviamente, è anche questione di gusti. E, se pure possiamo sentirci onorati di trovare Gloria di Umberto Tozzi, ricantata da Laura Branigan, nella lista, non siamo del tutto d'accordo con le posizioni. Così abbiamo provato a fare la nostra top 10 (per ogni canzone, c'è il link al video di YouTube). Ma il dibattito è aperto, naturalmente: dite la vostra e segnalateci la preferita che ci siamo dimenticati.

La cantò Elvis Presley ed era una ballata lenta e malinconica. I Pet Shop Boys ci misero qualcosa di elettronico e il brano cambiò volto.

A questo gruppo ispanico-californiano chiesero aiuto per l'omonimo film, basato sulla triste biografia di Ritchie Valens, rockstar del 1959 morto in un incidente aereo. Fu un successo planetario. Anche se i Los Lobos erano molto meno patinati dei Duran Duran, per dire...

Mentre Cher finiva di plastificarsi, questo suo successo del lontano 1965, cantato con l'allora marito Sonny Bono, tornò alla gloria e a nuova vita grazie al reggae britannico degli Ub40 e alla splendida voce di Chrissie Hynde. Canzone che fa innamorare.

Chi l'ha detto che negli Eighties Mick Jagger e Keith Richards fossero fuori forma? Sentitevi questo remake del 1986 di un pezzo del 1963, con tanto di atmosfere blues degne di un club fumoso di Chicago.

Quando la facevano i Beach Boys, veniva voglia di fare surf. Quando l'ha fatta il cantante dei Van Halen, beh, faceva venire voglia e basta, vista la carrellata pazzesca di ragazze in bikini del videoclip...

L'originale è del 1969. La cover psichedelica del 1985 ha raggiunto il numero uno in Inghilterra. E i nostri cuori, sempre, tanto che ci scappa ancora di canticchiarla e ballarla.

Di questa canzone è speciale il contrasto di voci: Sarah Jane Morris fa la parte maschile, Jimi Somerville si occupa del falsetto femminile. L'originale è roba Motown, anni Settanta. Ma di fronte a questa versione, beh, sparisce...

Negli anni Ottanta tre tizi britannici di nome Scott, Aitken e Waterman prendevano gruppi semisconosciuti e li portavano al vertice delle classifiche dance nel mondo. A volte con pezzi noti, come questo, il cui originale è datato 1969. E comunque le Bananarama avevano il loro perché anche ai tempi di Robert De Niro's waiting...
 
È una medaglia d'argento del cuore. E dell'energia: per chi conosce la (comunque splendida) versione originale soul di Solomon Burke, la grande differenza sta proprio nell'adrenalina che ci hanno messo Dan Aykroyd e John Belushi. Rendendola immortale.

Primo: è bellissima. Secondo: insieme ai Beastie Boys, ha portato in Italia il nobile verbo del rap, prima che arrivasse Jovanotti e molto prima dei capolavori in versi di Frankie Hi Nrg. Terzo: quello è Steven Tyler, cavolo, che ricanta se stesso e trascina gli Aerosmith in una cosa molto rock come la musica dei ghetti.

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