18 aprile 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - DECIMA ELIMINATORIA


Ok, ok, è la settimana delle italiane e qui c'è una nata a Londra e una nata a New York. Ma senza la premiatissima scuderia di Claudio Cecchetto, che nel "nostro" decennio era una fabbrica di matricole e di meteore, e senza la Milano di quegli anni, Tracy Spencer e Taffy non sarebbero mai esistite, e non ci avrebbero fatto ridere e sospirare di nostalgia in un paio di versi di una canzone di Natale di Elio e le Storie Tese e Jovanotti.

11 aprile 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - NONA ELIMINATORIA


Tanta Gran Bretagna e ancor di più Stati Uniti, nella musica anni Ottanta. Ma non solo. Per esempio oggi restiamo nei confini della vecchia Europa continentale per mettere in ballottaggio, in via del tutto eccezionale, non due ma quattro stelline della musica dell'epoca, qualcuna poco più che una meteora in Italia, qualcuna restata sulla cresta dell'onda (anche se non più nel mondo della musica) fino ai giorni nostri.

04 aprile 2013

LAME ROTANTI! (ovvero i 35 anni di Goldrake)


Era il 4 aprile 1978, un martedì, esattamente 35 anni fa. La voce perplessa di una signorina buonasera (la mitica Maria Giovanna Elmi, sostengono i meno smemorati) annunciò un "Buonasera con... Atlas Ufo Robot". Noi bambini (non ancora) ottantologisti conoscevamo bene quel contenitore di fine pomeriggio, quando dalla cucina già arrivava il profumo della cena. C'erano spesso cartoni animati e, sul Secondo (Rai2 come la chiamavamo allora) già potevamo goderci SuperGulp. Ma di robot sbarcati dal Giappone ancora non ne avevamo visto traccia. Quel nome, poi, non ci diceva nulla. Nemmeno ai funzionari Rai, a dire il vero, se - come dice la leggenda - il nome italiano fu dato per un equivoco. Nella cartellina che conteneva gli appunti sulla serie, arrivata dalla Francia c'era scritto così. Ma "atlas" non faceva parte del titolo (Ufo Robot Grendizer è il titolo originale): è la parola francese che indica "atlante" o "raccolta". Lo avevano scritto sulla cartellina per descriverne il contenuto...
La verità? Fu amore a prima vista. Nel giro di poche settimane, tra i banchi delle elementari e delle medie, non si parlava d'altro, almeno tra i maschietti della classe. Le femminucce sbuffavano e aspettavano Candy Candy, anche se ancora non sapevano quanto il Giappone avrebbe condizionato la loro infanzia e adolescenza, facendo sbarcare eroine dagli occhi giganteschi. Nel frattempo potevano innamorarsi di Actarus, l'eroe. Mentre i nostri fratelli maggiori guardavano con malcelato interesse le forme di Venusia e Maria.
Noi pensavamo solo alla nuova frontiera, lo spazio, da vivere non più da astronauti, ma da piloti di robot indistruttibili e complicati. Volete la verità? La mia scena preferita di Goldrake era il momento (lunghissimo) in cui Actarus entrava nel robot: lo scivolo, il salto nel vuoto in cui i raggi magici gli appiccicavano addosso tuta e casco, la poltrona con le leve e i comandi che s'incastrava nel disco e, finalmente, il decollo con l'uscita dalla cascata. Ancor meglio, quando per ragioni tattiche Goldrake sbucava da una delle uscite segrete.
E qui sorge una delle domande da grandi perché, da piccoli, ci sembrava tutto normale: in quei lunghissimi minuti che passavano dalla corsa di Actarus verso il robot, al decollo di Goldrake, i nemici di Vega avrebbero fatto in tempo a radere al suolo Tokyo e la sua periferia. Invece niente: leali come un giocatore di rugby sparavano qualche razzo qua e là, spesso brutalizzando l'inutile dischetto volante di Alcor, ma per scatenarsi aspettavano il nemico con le corna. E, restando in tema, perché un capolavoro della tecnologia dotato di armi pazzesche come il raggio antigravità o i disintegratori multipli, usava oggetti medievali come l'alabarda spaziale, che sbucava dalle spalle come variante dei boomerang elettronici (elettronici stacippa, peraltro: archetti di metallo e morta lì)? E ancora, le armi erano efficaci solo se Actarus strillava il loro nome?
Ah, se servisse davvero, pensate di essere a bordo di Goldrake mentre siete incastrati in coda in tangenziale. Urlate "lame rotanti!" e le auto che vi ingombrano il cammino finiscono a fettine come un androide alieno. Tra l'altro sarebbe un omaggio a Go Nagai, leggendario creatore di Goldrake, ama anche di Mazinga e Mazinga Z che, si narra, penso al primo robottone mentre era bloccato nel traffico, immaginandoselo che camminava a bordo strada, enorme e inarrestabile, per superare la fila...